Studiare pianoforte è’ utile per tutti, ad ogni età. Richiede una disciplina costante, un impegno nel dedicare tempo e sforzo allo studio, caratteristiche queste che favoriscono la perseveranza, la determinazione e il senso di responsabilità. Richiede concentrazione, disciplina e dedizione, qualità che si trasferiscono in altri aspetti della vita, come lo studio, il lavoro o il perseguimento di obiettivi personali, promuovendo l’autoconsapevolezza, la resilienza e la fiducia in se stessi. Favorisce l‘acquisizione di un pensiero meglio strutturato e una migliore organizzazione delle idee, una maggiore capacità logica e di pensiero, un apprendimento più attivo e consapevole, stimolando la nostra mente a nuova conoscenza.
Un’indagine della Northwestern University ha dimostrato quanto positivo sia lo studio della musica. La pratica costante, sin da piccolissimi, potenzia le funzioni esecutive del cervello, stimolando la memoria con nuove informazioni e proteggendo la salute futura della mente e il rallentamento del normale declino di alcune facoltà cognitive che solitamente si manifestano con l’invecchiamento. Secondo Nina Kraus, scienziata e docente specializzata nella codifica neurale del linguaggio e della musica alla Northwestern University, più si studia musica negli anni giovanili, più la mente ne può trarre benefici in quanto “[…] la velocità con cui il cervello elabora e discrimina i suoni è una delle prime abilità a essere intaccata dall’invecchiamento e riuscire a contrastare questo processo potrebbe migliorare molto la vita degli anziani”.
Anche la sfera emotiva rientra nella cerchia dei benefici. La persona in oggetto è coinvolta in tutta la sua interezza (mente, corporeità, affettività) ed è stimolata ad una maggiore autostima e consapevolezza di sé. Alla luce della nostra esperienza, possiamo affermare come alcuni nostri studenti, soprattutto adulti, abbiano un atteggiamento e un approccio diversi nel modo di suonare. La persona diventa più attenta e sicura di sé e mostra un maggiore controllo mentale ed emotivo. Se nel bambino questo atteggiamento è più facilmente coltivabile, nell’adulto è meno spontaneo in quanto spesso subentrano sentimenti derivati dal vissuto che rischiano di ostacolare la libertà espressiva.
“Il motivo per cui la maggior parte di noi prende parte ad attività musicali, componendo, eseguendo o semplicemente ascoltando, è dato dal fatto che la musica è in grado di suscitare in noi stessi delle emozioni profonde e significative. Sono emozioni che possono andare da un puro godimento estetico per un costrutto sonoro, alla gioia o alla disperazione che la musica a volte evoca o sostiene, al semplice sollievo dalla monotonia, dalla noia, dalla depressione, che le esperienze musicali quotidiane possono fornire”.
(Sloboda 1988, pp. 23-26 La mente musicale. Psicologia cognitivista della musica).